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Vita di Galileo

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Titolo: <strong>Vita di Galileo</strong></br></br>
Autore: <strong>Bertolt Brecht</strong></br></br>
Editore: <strong>Einaudi</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>1971</strong></br></br>
EAN: <strong>9788806062965</strong></br></br>

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<strong>Galileo Galilei</strong> nasce a Pisa il 15 febbraio del 1564, dal fiorentino Vincenzo Galilei e da Giulia degli Ammannati. Nel 1574 la famiglia lascia Pisa e si trasferisce a <br/><strong>Vita</strong>  Hot topics  sclerosi multipla  ambiente  cambiamenti climatici  ebola  tumori   Le altre news <strong>di Galileo</strong> Autismo: nel Regno Unito il tasso di suicidi è <br/>SCHEDA INFORMATIVA. Titolo: <strong>Vita di Galileo</strong> (Leben des Galilei) Autore: Bertold Brecht. Casa editrice: Einaudi. Anno: 1994. Trama . L'opera teatrale non intende <br/><strong>Galileo Galilei</strong>: <strong>vita</strong>, opere, scoperte e i rapporti tra scrittura e religione. riassunto di Italiano<br/>Galilèi, <strong>Galileo</strong>. - Fisico e filosofo della natura (Pisa 1564 - Arcetri 1642). Figlio maggiore di Vincenzo, musicista e teorico della musica e di Giulia Ammannati <br/><strong>Vita</strong> è un magazine dedicato al racconto sociale, al volontariato, alla sostenibilità economica e ambientale e al mondo non profit.
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Non ho voglia di scrivere poemi, per cui semplifico: uno splendido testo teatrale sulla figura di Galileo e sul ruolo della scienza. Leggetelo -leggetelo!- e ve lo ricorderete per sempre. Citando le parole di Galileo dette in questo libro “Sventurato il mondo che ha bisogno di eroi”.

Se la verità non occupa il binario di coda vive o come una cartaccia che presto verrà gettata dal finestrino o come una povera clandestina senza biglietto costretta a scendere alla prima stazione. Perchè la verità esiste, ma gli uomini vogliono il falso, vogliono il male, scelgono l’accomodante maschera posticcia che nasconde alla buona le pustole palesi di sotto, le proprie colpe grandi come castelli, ed è il racconto del metterla a tacere che la affonda o tenta di affondarla, e il tutto perchè in fondo si è incapaci di comprenderne la portata, l’avvento, la grandezza. Non so pensare ad altra immagine di fronte a questo testo mirabile, storia di un conflitto fra visione dirompente e rigido assioma, conquista rivoluzionaria e ostilità conservatrice. L’abiura cos’è del resto se non il cedere di un uomo che è nel giusto alle nerbate della chiusura mentale? Brecht disegna un Galileo perfetto, uomo prima che scienziato, in un gioco di tormenti e ammissioni che alla fine scompaginano, con voce di magnifico teatro, la tela impeccabile delle questioni sul tavolo. La fragilità che accetta il credo del potere non è codardia o piglio diminuito, ma la mossa di un lungo movimento di azioni e parole che il tempo saprà poi cullare sui suoi rami durevoli dandogli fioritura di verità, appunto. E infatti è quello che è successo. Sventurato il teatro che fa a meno di Brecht.

La figura di Galileo, uno dei creatori della scienza moderna, fa il più vivo contrasto con lo sfondo autoritario e repressivo della società in cui visse. Sull’Italia della seconda metà del Cinquecento è sceso il buio di una condizione generale di uniformitè e di silenzio, aggravata dal dominio straniero, dai governi assolutistici e dal regime inquisitorio della Controriforma. Galileo rappresenta, per tradizione, il simbolo dello scienziato combattuto da chi detiene il potere culturale e politico e valuta ogni nuova scoperta innanzitutto come una minaccia per l’ordine esistente. Ma Bertold Brecht va oltre una contrapposizione troppo facile tra la scienza intesa come verità ed eroismo e il potere inteso come pura oppressione. Togliendo a Galileo l’aureola del martire (“sventurata quella nazione che ha bisogno di eroi”), ne fa si una vittima dei suoi persecutori, ma anche delle sue incertezze e dei suoi cedimenti di uomo. Ne fa una figura reale, calata in luoghi e tempi reali, a contatto con le situazioni e le istituzioni che non potevano apparire a Galileo nella stessa prospettiva semplificata in cui le vediamo oggi. Ma proprio grazie a questo modo di rappresentare il dramma di Galileo, e non formulando una morale esplicita, ma lasciando al lettore la “calma libertà” per riflettervi, Bertold Brecht approfondisce il tema del repporto tra scienza e politica, tra verità e potere, assai più che se lo avesse idealizzato e stilizzato astrattamente. Questo rapporto, suggerisce l’autore, va visto nel concreto delle lotte sempre complesse, talora contraddittorie, che si combattono all’interno di ogno società, tra uomini e tra classi e la scienza non è buona per se stessa, ma lo diventa proprio nella misura in cui rinuncia alla pretesa di non avere alcun rapporto col sostrato ideologico da cui nasce e col mondo della pratica con cui interagisce.