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Un italiano di nome Kobe. Il nostro amico Bryant: la storia mai raccontata

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Titolo: <strong>Un italiano di nome Kobe. Il nostro amico Bryant: la storia mai raccontata</strong></br></br>
Autore: <strong>Andrea Barocci</strong></br></br>
Editore: <strong>Absolutely Free</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2015</strong></br></br>
EAN: <strong>9788868580490</strong></br></br>

<p>A sette anni si calava dal balcone della villetta dove viveva per correre verso il campetto all'aperto dei padri Stimmatini di Rieti. A nove costruiva canestri improvvisati in un parcheggio di Pistoia. A undici andava a scuola dalle suore a Reggio Emilia e giocava a biliardino. Come un qualsiasi bambino italiano. Ma Kobe Bryant era nato a Philadelphia il 23 agosto 1978. Poco tempo dopo quell'avventura nel nostro paese sarebbe diventato uno dei miti dello sport mondiale, vincendo cinque titoli NBA e due ori olimpici. Risultato raggiunto grazie anche, o forse soprattutto, al fatto di essere cresciuto in Italia. Assimilando una cultura e un'organizzazione di vita differenti anni luce da quelle in cui erano immersi i coetanei americani. Sui nostri campetti ha imparato i fondamentali del basket, il senso della sfida, ha capito cosa volesse dire sentirsi libero. Come? Ce lo raccontano i compagni di squadra, i coach, gli amici di un tempo. Episodi che aiutano a comporre il ritratto di un grande personaggio. La curiosa avventura per un autografo chiestogli quando indossava la maglia della Reggiana, l'incontro con Clarence Kea in un autogrill. I retroscena di quella volta in cui ballò sul palco al concerto di un famoso rapper. E poi l'approccio con il basket della futura leggenda quando era ai primi passi sul parquet. "Mi faccia giocare allenatore, io fo canestro" implorava con accento toscano. Era vero. Non ha più smesso.</p>
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La crisi che pervase il mondo occidentale dopo la caduta dell'impero romano interessò anche le biblioteche. La prima testimonianza medievale di una nuova biblioteca <br/><strong>La storia</strong> del libro segue una serie di innovazioni tecnologiche che hanno migliorato la qualità di conservazione del testo e l'accesso alle informazioni, la <br/>L’erede di Beppe Grillo? Alessandro Di Battista. Non alla guida del Movimento, per ora, ma sul podio per la «Panzana dell’anno»: il riconoscimento dato dai 
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Bel libro, scritto con passione e scritto bene, il che non guasta, ma che per essere un libro di sport diventa un’ eccezione. E’ la storia di un sogno americano, a strisce Verde Bianco e Rosso. E’ la storia di un ragazzino cresciuto in Italia che, diventato grande , ha fatto la storia del basket americano . I capitoli del libro scorrono piacevolmente e sebbene il finale lo conosciamo tutti , è avvincente conoscere i retroscena italiani della storia di Kobe Bryant e di suo padre Joe’ a proposito, ma Joe che fine ha fatto? Un libro per chi ama il basket, lo sport e chi crede fortemente nei propri sogni.

Grandissimo documento sul più grande giocatore di basket dei nostri tempi. Grazie alle testimonianze magistralmente raccolte da Andrea Barocci, ci rendiamo conto che Kobe Bryant è diventato un campione anche e soprattutto grazie alla sua infanzia trascorsa nel nostro paese. Una lettura imprescindibile per gli amanti della pallacanestro, ma anche per chi questo sport lo segue solo saltuariamente, perché è comunque la storia di un bambino di colore che aveva un sogno e, ritrovatosi catapultato nella provincia italiana degli anni ‘80, ha trovato la forza e la determinazione per realizzarlo. Che Kobe avesse trascorso una parte della sua infanzia nel nostro paese era risaputo, ma grazie al grande lavoro di Barocci possiamo conoscere i dettagli più intimi e gli aneddoti più simpatici relativi a questo periodo: l’arrivo a Rieti, poi gli anni a Reggio Calabria, quindi Pistoia e per finire l’amatissima Reggio Emilia, sulle orme di papà Bryant, stella delle squadre di serie A2 nelle quali ha militato, e che si era presto innamorato dello stile di vita del nostro paese. Da non perdere!