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Togliatti e Stalin. Il PCI e la politica estera staliniana negli archivi di Mosca

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Titolo: <strong>Togliatti e Stalin. Il PCI e la politica estera staliniana negli archivi di Mosca</strong></br></br>
Autore: <strong>Elena Aga-Rossi,Victor Zaslavsky</strong></br></br>
Editore: <strong>Il Mulino</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2007</strong></br></br>
EAN: <strong>9788815118691</strong></br></br>

<p>Questo studio affronta uno dei temi più spinosi e discussi nella storia dell'Italia repubblicana: il rapporto tra il PCI e l'URSS durante la guerra e il primo dopoguerra. Il libro si avvale di un'importante documentazione di parte sovietica da questa, e soprattutto dai resoconti degli incontri di Togliatti e degli altri dirigenti del PCI con l'ambasciatore sovietico a Roma, emerge un quadro stupefacente dell'allineamento del partito italiano agli obiettivi della politica estera sovietica. Pubblicato con grande successo nel 1997, premio Acqui Storia nel 1998, il libro viene ripresentato oggi in un'edizione profondamente rivista e ampliata.</p>
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Biografia Le origini familiari e gli studi. Palmiro <strong>Togliatti</strong> vide la luce da una famiglia di origini piemontesi, il padre, Antonio, nacque nel 1852 a Coassolo, in <br/>Iosif <strong>Stalin</strong> Иосиф Сталин იოსებ ბესარიონის ძე ჯუღაშვილი<br/>Karl Marx e il Manifesto del Partito Comunista. Le condizioni di estremo sfruttamento degli operai nel corso della prima fase della rivoluzione industriale <br/>31 maggio -215. La notizia del giorno. Strage a Kabul: autobomba nel quartiere delle ambasciate. È di almeno 80 morti di e più di 350 feriti, fra i quali molte 
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Questo libro rende chiaro, grazie a nuova documentazione resa disponibile dagli archivi russi, ciò che è stato per lungo tempo sottaciuto: il Pci era un partito assolutamente organico all’organizzazione comunista internazionale capeggiata da Stalin. Gli obiettivi di Togliatti erano quelli stabiliti da Stalin: la costruzione di un clima favorevole all’instaurazione di una società comunista sotto la direzione dei sovietici. La presunta originalità del partito comunista italiano, così come l’accettazione dei metodi democratici, erano dettati da esigenze tattiche e non strategiche. Il Pci non ha mai rinunciato all’opzione rivoluzionaria e per questo i partigiani comunisti riconsegnarono le armi solo in minima parte dopo la liberazione. Il 18 aprile 1948 l’Italia ha rischiato realmente di finire in mano a una forza massimalista e a un partito, il Pci, finanziato da Mosca almeno fino al 1979, contrario al piano Marshall, convinto che presto il comunismo avrebbe trionfato nel mondo e il capitalismo sarebbe stato distrutto. Stalin era il capo indiscusso ed era osannato e riverito da tutti i dirigenti comunisti dell’epoca, che prendevano ordini dall’ambasciatore sovietico in Italia. Interessante, anche se non nuovo, l’aspetto relativo all’organizzazione paramilitare del partito comunista, mai utilizzata, ma nei fatti pronta in caso di necessità e, soprattutto, di un ordine di Stalin, ad imporre con la forza ciò che non era raggiungibile con metodi democratici. Paradossalmente ci ha salvato lo stesso Stalin che era contrario a un colpo di mano in Italia per evitare ritorsioni americane e per salvaguardare i paesi dell’est, già sotto il giogo comunista sovietico. La lungimiranza di De Gasperi, che mise presto l’Italia al sicuro sotto l’ombrello della Nato ha fatto il resto e ha permesso all’Italia di rimanere un Paese libero. Il libro ha un taglio storiograficamente corretto ed è supportato da note che riportano tutti i riferimenti documentali.

Libro interessante e al contrario fondato su documenti reali. Premiato, anche se non è questo da rilevare, e consigliato anche da storici senza bandiera o meglio senza timori di verità svelate. Non è certo un libro novità, già si conosceva la subalternità italiana a Mosca, ma è una parte di storia del 900 mai affrontata nella scuole pubblica e sempre accompagnata da furiosi ricatti morali. Bibliografia completa ed esaustiva.

L’unica cosa di interessante nel libro è l’abstract. Per il resto è un lavoro meramente politico e non storico, sul livello di quelli pubblicati da Pansa. L’obiettivo è quello di crocefiggere il PCI e, soprattutto, Togliatti. Il tutto viene fatto decontestualizzando e mistificando. Ciò che voglio dire è che se pur l’azione del PCI non sia esente da critiche, un lavor storiografico si dovrebbe limitare alla ricostruzione il più possibile fedele, cosa che non viene qui fatta. Basterebbe leggere le conclusioni per capire i veri obiettivi del libro. I referenti citati non sono esattamente i migliori storici: Pansa, appunto, Ichino, Giddens. Difficile anche capire la corelazione tra la sinistra radicale attuale, il coservatorismo e il PCI negli anni ‘40 e ‘50. Comunque non sono solo le conclusioni a essere farraginose, è tutto il testo che è una ricostruzione non filologica di quegli anni, vengono inseriti pezzi di lettere volti a dimostrare l’assoluta subalternità di Togliatti a Stalin. Argomento peraltro non del tutto falso, ma allora che bisogno c’era di esagerare nel livore?