Pur essendo un testo di brevi dimensioni, "Ritrovare Belgrado" è intenso, ricco di suggestioni, capace, pur nell'estrema sintesi, di aprire squarci su una vita fuori dal comune e su una città, un Paese, così vicini eppure così poco conosciuti. L'autrice descrive in primo luogo il mondo della diplomazia, vissuto e raccontato tenendosi lontana dalla vulgata più scontata, che privilegia solo l'aspetto mondano, e che, invece, viene ritratto come un lavoro di mediazione, di radicamento nella vita dell'Altro temperato dalla distanza e dallo sguardo proprio dell'outsider. E, a questo primo tema, si intreccia quello del recupero della memoria, del ritorno e di una crisi esistenziale, a partire da un matrimonio che, da un certo momento in poi, si rivelerà minato dall'interno. Infine, c'è Belgrado, non come semplice scenario o fondale, ma come organismo, come personaggio a tutti gli effetti, grazie ai suoi luoghi simbolo certo, ma grazie anche alla gente comune, alla vita che ne anima le strade ed alle dinamiche che l'hanno percorsa e la percorrono.