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Prove del teatro (1953-1988)

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Titolo: <strong>Prove del teatro (1953-1988)</strong></br></br>
Autore: <strong>Giovanni Giudici</strong></br></br>
Editore: <strong>Einaudi</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>1989</strong></br></br>
EAN: <strong>9788806114664</strong></br></br>

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URSS (XXXIV, p. 816  App. I, p. 1098  II, II, p. 1065  III, II, p. 1043  IV, III, p. 754) Alla fine del 1991 l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS 
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In anni letterariamente conquistati allo sperimentalismo, o allo più sboccato populismo, Giudici si proponeva come una figura discreta, vagamente ironica e autoironica, lontana sia dall’immagine dell’artista maledetto sia da quella del vate che parla cripticamente: in grado di coniugare caparbiamente etica e poetica, realista in un’epoca di formalismo, capace di indignazioni ma anche di grandi utopie. La sua poesia è diventata via via più controllata stilisticamente, meno vibrante e più amara, ma comunque sempre ostinatamente lontana da quella metafisica delle parole e del pensiero che appare invece il tratto dominante di altri poeti del nostro 900. Poeta immerso nella fisicità, Giudici si mantenne cantore del reale e del corpo: anche la riflessione sulla storia fu per lui ricerca di individuazione, recupero del proprio passato, con una predilezione particolare per gli anni giovanili intorno alla seconda guerra mondiale. “Prove di teatro” raccoglie tutti quei versi che, composti tra il 53 e l’88, dovevano far parte delle sue raccolte maggiori e all’ultimo momento non sono stati compresi, per un eccesso di severità autocritica, o per una sorta di censura stilistica. Giustamente sono stati riproposti al pubblico come “prove” che contengono in nuce i motivi fondamentali della produzione già nota. Abbiamo perciò poesie d’amore e di memoria, poesie civili (come la splendida “Di lontano