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Oh, lucky Malcolm!

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Titolo: <strong>Oh, lucky Malcolm!</strong></br></br>
Autore: <strong>Malcolm McDowell,Marco Spagnoli</strong></br></br>
Editore: <strong>Aliberti</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2006</strong></br></br>
EAN: <strong>9788874241606</strong></br></br>

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Sulla copertina di questo libro-intervista a Malcolm McDowell campeggia, inquietante, l’immagine di Alex de Large, il Drugo. Non poteva essere altrimenti, visto che il personaggio di Arancia Meccanica, con la sua carica devastante e malata, è quello che più è rimasto impresso nella memoria collettiva, tra i tanti interpretati dall’attore inglese. Al punto da creare intorno alla figura di McDowell un’aura da “maledetto”, naturalmente incline al ruolo di cattivo. Eppure quest’idea non riflette a pieno la realtà umana dell’attore, come si evince dalla lunga intervista e come ribadisce nella sua appassionata introduzione David Grieco, il critico-regista che ha diretto McDowell in Evilenko (2004), nei panni di un altro personaggio abnorme e mostruoso. “Malcolm McDowell è radicalmente diverso da tutte le altre star del cinema che sono diventate icone….La sua ironia lo ha tenuto sempre con i piedi per terra e incollato alla vita. Malcolm detesta prendersi troppo sul serio e detesta chi si prende troppo sul serio. Ho visto registi famosi sgonfiarsi come palloncini e produttori potenti rimanere inebetiti…Un’icona in genere non si comporta così. Un’icona può prendere a cazzotti un regista o un produttore. Ma si guarderebbe bene dal prenderli per i fondelli”. E ironia, irriverenza, spirito e acume sono proprio i tratti distintivi che emergono dalle conversazioni tra l’attore e Spagnoli, registrate tra il giugno 2005 e il marzo 2006.Spagnoli non ha l’atteggiamento del critico. Le sue domande semplici e dirette lasciano trapelare l’ottica curiosa dell’appassionato e del giornalista, ma, nella loro immediatezza, riescono a mettere McDowell in una situazione di agio tale da consentirgli aperture sincere. Strutturata come un viaggio nel tempo e nello spazio (con i vari capitoli Sud, Nord, Ovest, Est) e accompagnata da una postfazione e una filmografia completa, l’intervista ripercorre l’intera carriera dell’attore, a partire dai primi ricordi d’infanzia e giovinezza.

Raramente capita di leggere un libro-intervista tutto d’un fiato così come mi è capitato con Oh, lucky Malcolm! E’ strepitoso.

Raramente i personaggi dello spettacolo, se intervistati sulla propria vita e carriera, si lasciano andare senza alcuna reticenza, a meno che non siano dei grandi. Sergio Leone, per esempio, era uno di questi. Ora possiamo annoverare anche Malcolm McDowell, caso più unico che raro di attore che non è mai divenuto una star, ma direttamente un’icona. Anzi, più d’una. Perché se è per tutti, e sempre sarà, il famigerato Alex di Arancia Meccanica, Malcolm è anche l’icona del free cinema (If…, O lucky man) ed è l’icona del cattivo (è lui il laido imperatore “Caligola”, è lui che uccide il capitano Kirk di Star Trek, è lui il “Gangster n.1” che omaggia il suo idolo James Cagney, è lui il mostruoso “Evilenko” che mangia i bambini). Ora, grazie al libro curato da Marco Spagnoli ed edito da Aliberti, che si intitola semplicemente col suo nome (sottotitolo: O lucky Malcolm!), svela tutto di sé rivelandosi una persona sensibile e spiritosa. Un umorismo che gli viene tutto dalla natia Liverpool, una città particolarissima, che non per niente ha visto nascere anche i Beatles (di cui il fortunato Malcolm ha assistito i primi passi). Ed è da Liverpool e dalla nascita della sua passione per la recitazione che parte la lunga intervista-confessione che generosamente concede al fortunato giornalista. Seguiamo poi la sua crescita di uomo e artista (“artigiano” direbbe lui: “i veri artisti sono i registi e gli sceneggiatori”) attraverso i vari momenti topici della sua esistenza: Ci sono poi i ritratti affettuosi dei suoi colleghi, che quasi venera (John Gielgud, Hellen Mirren, David Warner, Laurence Olivier, Peter O’Toole), gli incontri con le varie celebrità, gli aneddoti curiosi o divertenti, l’amore sconfinato per la famiglia (nuova moglie, sorella defunta, figli e nipote) e gli amici (Robert Altman e David Grieco su tutti, oltre naturalmente Anderson), le considerazioni sull’arte e la vita, il bilancio di una carriera che magari lo ha visto anche protagonista di “schifezze” ma che è sempre aperta al nuovo.

Da non perdere la prima biografia ufficiale di Malcolm McDowell. Me l’hanno regalato e, se devo essere sincera, l’ho iniziato con un certo scetticismo, in genere leggo romanzi e non libri dedicati a personaggi. Ma Malcolm è davvero speciale, e il testo l’ho trovato accattivante e avvincente, sia nel raccontare di Malcolm come persona che di Malcolm come attore, che fortunatamente non lesina sugli aneddoti e sugli episodi del grande cinema del secondo novecento. Uno splendido libro per una splendida copertina.

Ho recentemente letto la monografia su McDowell, mi è parso un lavoro affrettato ed incompleto. Mi ha deluso non poco. Il libro è perlopiù caratterizzato da interviste con aneddoti e pettegolezzi, ma è scarso di introspezione sulla carriera. Abbonda di errori ortografici, ivi comprese le storpiature di nomi celebri (es. J. Lee Thompson diviene Thimpson, Faye Dunaway ..Fave, Roddy McDowall diventa McDowell, Dallesandro (anche se a certi italiani suona male) diviene Dallesandro (cfr. tutte le liste ufficiali), Karl Schenckel Carl…) Alcuni film sono ignorati, il linguaggio nelle interviste è a volte triviale e mi chiedo se MM nell’esprimersi in inglese lo sia stato altrettanto. MM ha un tono lusinghiero nei confronti del collega Bruce Willis, tuttavia in precedenti interviste manifestò tutta la propria antipatia nei suoi confronti. Non ho nemmeno capito la scelta delle 2 citazioni sul retro, a mio parere poco rappresentative di MM. Anche il settore dvd-grafia delude: ‘Buy and Cell’ apparve in Italia come ‘Sing Sing chiama Wall Street’, ‘Dangerous Indiscretion’ è ‘Rivelazioni pericolose’, ‘Hugo Pool’ è ‘Piscine. Incontri a Beverly Hills’. Di ‘Little Red Riding Hood’ si poteva almeno citare il regista Graeme Ferguson. Il film ‘Caligula’ fu brevemente presentato come ‘Caligola’ nel 1979 e poi tolto dalla circolazione, fu ridistribuito con una nuova versione (‘Io, Caligola’) nel 1984 (e nel 1976 il film era in lavorazione!). ‘Arthur, the King’ è del 1983! Potrei continuare a lungo… Al volume mancano altresì un repertorio fotografico, un profilo biografico, una filmografia completa, un indice dei nomi e dei titoli e francamente mi sembra non valga i 13,50 euro di vendita. Cordiali saluti, Pretti M. Verbania