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Musica dalla spiaggia del paradiso

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Titolo: <strong>Musica dalla spiaggia del paradiso</strong></br></br>
Autore: <strong>John Ajvide Lindqvist</strong></br></br>
Editore: <strong>Marsilio</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2015</strong></br></br>
EAN: <strong>9788831721400</strong></br></br>

<p><br><b>Agorafobico e metafisico, <i>Musica dalla spiaggia del paradiso</i> si spinge nei recessi più oscuri della psiche umana, dove conflitti irrisolti e traumi insuperati prendono corpo e reclamano spietati il proprio pegno di sangue. </b><br><br> Una mattina d'estate, un gruppo di ospiti di un campeggio non lontano da Stoccolma si risveglia in mezzo al nulla. Ogni cosa è stata cancellata, gli alberi, il lago, gli scogli e il chiosco, è tutto scomparso. Intorno ai villeggianti increduli - dieci persone, un cane e un gatto - c'è solo una landa desolata, ricoperta da un prato perfettamente rasato e sovrastata da un cielo blu e senza sole, così uniforme da apparire artificiale. Ogni contatto con la realtà è interrotto. Non rimane che il segnale di una misteriosa stazione radiofonica, che trasmette senza sosta le canzoni di Peter Himmelstrand, uno dei più noti cantautori svedesi di musica leggera. Musica pop a ripetizione, Abba in testa. Com'è possibile che queste persone siano finite lì con le loro roulotte? Sono state spostate oppure è la realtà a essere svanita? In questo luogo surreale, capace di scatenare le reazioni più violente e irrazionali, ogni adulto si troverà a fare i conti con gli spettri del passato. Sovvertendo gli schemi classici della "camera chiusa" della letteratura del terrore, Lindqvist non intrappola i suoi personaggi in uno spazio angusto e senza via d'uscita, ma li cala in un luogo sconfinato e senza ostacoli, da cui tuttavia è impossibile fuggire. Perché non esiste un altrove se non l'abisso altrettanto minaccioso della coscienza.</p>
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Concordo in pieno con il giudizio espresso da un altro recensore: la prima parte del libro è davvero bella, la prosa e gli eventi guidano il lettore e sembra davvero di leggere il miglior King, per la storia e per come i personaggi si relazionano. La seconda parte invece va a smorzare pian piano tutti gli entusiasmi e diventa sempre più intricata e farraginosa, cercando un finale che è decisamente raffazzonato e non all’altezza. Peccato, altre volte Lindqvist ha dimostrato di saper condurre degnamente in porto le proprie fatiche, ma stavolta……… getta al vento una grande occasion

Come in quasi tutte le opere di Lindqvist il soprannaturale non è spiegato, non si tratta evidentemente dello scopo dell’autore, ma agisce da catalizzatore per le persone che in situazioni anormali vanno in crisi e mostrano realmente se stessi. Anche in questo romanzo lo svolgimento è tutt’altro che prevedibile, i personaggi hanno comportamenti molto diversi gli uni dagli altri che non seguono una linea diretta, ma variano continuamente senza adottare gli stereotipi più comuni alla fine ognuno di loro capirà ciò che vuole davvero, nel bene e nel male seguirà la propria strada. Come già detto molte cose (quasi tutto in verità) resteranno senza spiegazione e il finale è decisamente aperto chi non ha apprezzato le precedenti opere dello scrittore svedese è meglio che non si cimenti anche in questa perchè probabilmente resterebbe deluso Lindqvist ha una prosa e stile molto differenti dalla maggior parte degli autori in circolazione, o si ama o si odia non ci sono mezze misure, per tutti gli altri decisamente consigliato!

Clamorosa occasione perduta: la prima parte del romanzo è da cinque stelle davvero è lecito scomodare King per un parallelo sull’evocazione delle atmosfere fantascientifiche(non horror!)e lo sviluppo delle relazioni tra i personaggi, tanto tra gli adulti quanto tra i più piccoli. La seconda parte è una totale dèbacle: il romanzo si avvita su se stesso, volge ad un insipido, noioso ed irritante horror col pretesto di costituire analisi (e guarigione?) della coscienza dei personaggi. Poveri noi, anzi, povero Lindqvist, che butta a mare un’eccellente prima parte (200 pagine) capace di proiettare davvero un grande romanzo. Ma tant’è: il destino di ognuno di noi è il proprio carattere, e credo che l’autore non faccia eccezioni.

Venti secoli orsono, un manipolo di buffoni scrisse una commedia con fondamento zero ma che attecchì sulle miserabili coscienze di esseri senza storia e senza futuro. Questi illuminati dal loro stesso analfabetismo, crebbero tra plotoni di “poveri di spirito” che tentavano di uscire dal loro ghetto di essere, e cioè l’esclusivo tubo digerente a cui erano e tutt’ora sono imprigionati. Animali dai denti aguzzi che piroettano su se stessi han cercato di invertire la beceraggine del passato, presente e futuro di questa marea frutto di copula e non altro. La stasi, anzi, la paralisi durano ancora. L’ “uomo” è un misero derelitto all’interno di un sistema “natura” che lo accetta perché evidentemente non gli ancora creato danni tali da eliminarlo definitivamente. Di più: forse questa aberrazione del globo terracqueo, può far comodo a chi ospita un lombrico così inutile e putrido. La ribellione al vuoto e ai pregiudizi, alle favole ammantate di paradisi, esistenze ultraterrene ecc. ecc., a volte può interrompersi per mero disprezzo del convivere forzato che buffoni come quelli descritti in partenza hanno imposto a miliardi di esseri viventi. Gli evangelisti sono quindi tra i facilmente identificabili tumori della Ragione. Lindqvist nella Musica dalla spiaggia del paradiso, ci propone un uomo che forse esiste davvero, ma soprattutto che certamente si auto canniballizza. Egli non si ama ne si odia, piuttosto si “subisce”. Sente la non esistenza trasformarsi in concetto di esistenza reale, ma in cui non crede. Non c’è fede nell’ultimo Lindqvist. Non c’è speranza …. E l’“esistenza” è una invenzione di chi crede di liberare semplicemente il proprio scroto. Un saggio che cavalca “Il cavaliere la morte e il diavolo” …. Che lancia in faccia escrementi ai deterministi… a tutti gli inventori del “post mortem”.. ossia la buffonata principe di una specietta alla prese con la propria miserabile e definitiva caduta. Abbassate le tende: è ora