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Mirador. Irène Némirovsky mia madre

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Titolo: <strong>Mirador. Irène Némirovsky mia madre</strong></br></br>
Autore: <strong>Élisabeth Gille</strong></br></br>
Editore: <strong>Fazi</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2011</strong></br></br>
EAN: <strong>9788864112015</strong></br></br>

<p>Mirador" non è una semplice biografia di Irène Némirovsky. È la scrittrice stessa che, attraverso la voce della figlia, Élisabeth Gille, ci racconta in prima persona di sé e della propria vita. E rievoca con accenti intimi e originali la Russia lacerata e suggestiva dell'infanzia e dell'adolescenza. Poi, dopo l'esilio seguito alla Rivoluzione d'Ottobre, sono la Francia e Parigi lo scenario in cui Irene spicca il volo e diventa famosa. Infine la provincia francese è il teatro che vede svolgersi l'ultimo atto della sua esistenza, che è anche l'ultimo atto di una borghesia colta ma incapace di cogliere i segni premonitori della tragedia che si sta abbattendo sull'Europa e che troppo tardi si accorge della furia che travolgerà milioni di persone, come la stessa Irène, deportata nel 1942 ad Auschwitz, dove morì di tifo un mese dopo. "Mirador" è uno sguardo intimo e privilegiato sui suoi legami con il padre e la madre, il marito e le figlie, la fatica della continua fuga fino alla drammatica fine. Numerosi sono i nodi affrontati - la fama e le sue illusioni, il giudaismo e la Shoah -, ma è il tema fondamentale della vita familiare e della maternità a dominare la narrazione. Il rapporto tormentato, seppur breve, tra Elisabeth e la madre Irène è il filo rosso che lega ogni vicenda di questo racconto... Prefazione e intervista di René de Ceccatty.</p>
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Suite francese è il titolo dei primi due "movimenti" di quello che avrebbe dovuto somigliare a un "Poema sinfonico" di <strong>Irène Némirovsky</strong>, composto da cinque parti 
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Mirador. Irene Nemirowsky, mia madre. di Elisabeth Gille Scritto dalla figlia Elisabeth, è un vero è proprio atto d’amore verso la madre. Scritto in prima persona, come se fosse la madre a raccontare, non rende giustizia alla stessa. L’rene che vive in questo libro appare diversa dall’Irene autrice, manca lo spessore del suo pensiero e la sagacia nel descrivere le situazioni.

Elisabeth, figlia di Irene Nemirovsky, che racconta la madre superato l’equivovo delle prime pagine, nel quale i ruoli si confondono, il volume è riuscito soprattutto nella narrazione del privato della letterata, con la ricostruzione dettagliata dei sapori e degli odori di un’epoca ormai scomparsa. Ma la lettura è utile per gli appassionati di storia (e non): si parla della Russia zarista, della Rivoluzione d’ottobre e quindi della Francia anni Trenta, quella nazione che Irene crede la più corretta, la più illuminata, fallendo miseramente il suo giudizio. Lo stile della Némirovsky è un po’ “imitato

Testimonianza della vita di Irene Nemirovsky attraverso i ricordi della figlia minore, Elisabeth Gille. Lettura splendida e molto scorrevole. Eccezionale anche la parte, quasi sempre abbandonata, della situazione storica e politica della Russia e quella francese. Meraviglioso!!!

Eppure Irène Némirovsky ha ricevuto in dono questa autobiografia sognata. Avevo letto il libro della figlia maggiore, Denise Epstein, avevo ascoltato dalla sua voce il ricordo di cotanta madre, ma Elisabeth Gille ha fatto qualcosa di straordinario. “Mirador” è uno splendido omaggio alla madre, ma non il solito santino ricordo o la solita triste litania agiografica con cui si ricorda il caro estinto. Anzi, la figlia non perdona alla madre il fatto di non essere fuggita, di aver sottovalutato il pericolo, di non aver voluto andare “due volte in esilio”. Ha fatto quello che dovrebbe fare ogni scrittore: ha sognato Irène, ha immaginato il suo cuore e la sua anima di fronte alle prove di una vita travagliata eppure così feconda. Quell’anima che vaga nel cielo di Auschwitz, accanto a milioni di altri nomi e che forse può trovare la pace che le è mancata nell’infanzia, con la soddisfazione di aver “creato” capolavori. Non soltanto con le sue mani, ma anche ispirando la figlia. Elisabeth ha donato a tutti noi un “autoritratto” di una delle più importanti autrici del novecento. Per me la più grande.

Una narrazione impeccabile per una storia vera che ti fa riflettere, per l’ennesima volta, su come è stato mai possibile che mezzo mondo dichiarasse cosa buona e giusta perseguitare e sterminare gli ebrei, solo pochi decenni fa. L’ho divorato in pochi giorni, nonostante gli ostacoli dei molti nomi ostici, e l’ho concluso su un autobus con la gente che mi passava i fazzolettini di carta per asciugare le lacrime. Consigliato a tutti.