La prigione di neve Scarica PDF EPUB
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Romanzo baciato da una levità di scrittura notevole, con una grazia espositiva e una apparente semplicità concettuale in grado di far arrivare all’anima ogni astrazione concepita dall’autrice. Scambiato al momento della presa in carico dalla biblio per un thriller, si è rivelato un romanzo di formazione e di apprendistato ai misteri della vita, esperiti con gli occhi quanto mai ingenui ed impreparati di una bambina di 7 anni. Il dramma dell’abbandono, l’amore materno e iperprotettivo venato di follia, quello incondizionato filiale al di là di ogni sgradevole vicissitudine, l’istinto fanciullo che permette di superare e sopravvivere a ogni avversità, sono le tematiche forti e ben sviluppate del libro. Lungo tutto l’arco della narrazione, la voce della piccola protagonista ci accompagna in un lasso temporale abbastanza contenuto ma estremamente importante per la sua vita: in esso infatti tutto ciò che la orienterà e condizionerà le sue scelte future viene narrato con delicatezza ,affrontandolo senza troppe increspature ed attriti espositivi, anzi lasciando sempre un’impressione di serena accettazione, rassegnazione o consapevole fatalismo, emozioni trasmesse al lettore tramite una inevitabile empatia. Mi sono sorpreso sul volto un sorriso più d’una volta, sia per le peripezie della piccola Asta (e del fratello Orion), sia per le occasioni in cui l’autrice è riuscita, in barba alla generale cadenza di incombente disgrazia, a trovare spunti umoristici come solo i bambini sanno scovare anche nei drammi più profondi. Se ne deduce che la Watson ha ben rappresentato le capacità di pensiero ed azione della bambina, sapendone assecondare realisticamente il comportamento e le scelte, e rendendo veritiero il suo rapporto con “l’esterno”. Come sovente succede, la casualità mi ha portato a fare la scoperta di questa notevole autrice, il cui libro è da annoverare tra i pochi che mi è dispiaciuto terminare.
bellissimo, lo consiglio vivamente a tutti !!
Già il titolo, laconico come una profezia, assoluto come una sentenza, essenziale come un assioma anticipa e racchiude il dramma di tutto il romanzo, quasi ne fosse l’anima, l’organo centrale pulsante che attraverso vene e arterie di parole irrora il sangue nero dell’inchiostro ad ogni pagina del libro. I due sostantivi, evocanti concetti così diversi tra loro, vengono sospinti l’uno verso l’altro dalla forza centripeta dell’ossimoro, in un’unione contrastata generante l’immagine poetica di un qualcosa di stabile e incorruttibile, impermeabile all’esterno ma al tempo stesso estremamente fragile e caduco, pronto a dissolversi col debole sole primaverile. E sul manto nevoso fratello e sorella imprimono e osservano per la prima volta le proprie orme, in una implacabile odissea cognitiva che a più riprese metterà in dubbio quanto hanno appreso fino a quel momento, muovendo incerti i primi passi di un’esistenza vissuta fino allora di riflesso, quali attori in un film: del resto le informazioni dal mondo esterno – pubblicità compresa – Asta e Orion le apprendono dalla televisione e la loro stessa casa, con le finestre oscurate dalla carta catramata, rimanda senza alcuna esitazione alla sala buia di un cinema di periferia - oltre che al ventre femminile, dal quale escono già grandi ma completamente indifesi, ancora due feti frutto di un amore materno sincero ma dissociato dalla realtà. Innumerevoli sono i momenti di tenerezza che talvolta sfiorano la commozione e affiancano il lettore sino al termine della storia raccontata, lasciandolo sul confine di un nuovo inizio, non espresso ma solo intuito
E’ raro trovare un libro come la prigione di neve. E se si ha la buona sorte di trovarlo è un evento. Viene messo in discussione il mito della maternità come cura,dove ogni altra forma di amore è considerata eresia. In questo magnifico romanzo troviamo una mamma affettuosa ma fuori da ogni canone. La sua paura del mondo “avvelenato” la porta a iperproteggere i suoi due delizioni bambini Orion e Asta, semplicemente segragandoli in casa: mancherà loro l’aria buona, il vivere adatto a loro, un’alimentazione adatta, l’incontro con gli altri.Non mancheranno nè amore, nè attenzione, nè fantastici racconti fantasiosi, nè divertimento nè grandi letture e recite di testi più o meno fondamentali. Ma la vicenda , narrata in maniera magistrale, porta i due fratellini nella comune realtà. Perderanno molto del loro “mondo incantato” ma la loro salute ne avrà un gran giovamento. E non perderanno la mamma Loretta, che pur messa da parte, a leccarsi le ferite, rimarrà per i bambini la pietra di paragone assoluta per ogni altro amore che conosceranno nella loro vita. E mai nessuno , per loro, sarà dolce e divertente e pieno di affetto come mamma Loretta. Che li ha formati come meglio non si sarebbe potuto.