La montagna incantata Scarica PDF EPUB
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confesso che ho fatto molta fatica a leggerlo e perciò il godimento è stato minore alle aspettative. Mi è sembrato che, di volta in volta, Mann abbia sviluppato argomenti diversi e staccati tra di loro per farci conoscere il suo pensiero su molteplici argomenti e/o problemi. La storia, tutto sommato, è soltanto un pretesto ed in effetti potrebbe essere riassunta in cinquanta pagine. Forse dovevo leggerlo da giovane.
Per carità, sarà un capolavoro. Confesso di non essere riuscito ad arrivare a pag. 100. Mi chiedo solo se tutti gli entusiasti lettori l’abbiano davvero finito.
Grandioso affresco delle varie correnti di pensiero all’inizio del 900 che e’riassunto nelle schermaglie verbali tra Settembrini e Naphta.Profonda riflessione sul tema della malattia e della morte,e’ un incalzante e convincente invito a non lasciarsi sopraffare dai pensieri parassiti ma di vivere la vita in armonia lasciandosi guidare da bonta’ ed amore.E’ anche da leggere come una critica alla guerra in generale.
Un giovane uomo giunge su una vetta solitaria svizzera, lontano dal mondo civilizzato, in visita ad un cugino ricoverato in un sanatorio cosmopolita, simbolico convoglio di correnti culturali dell’epoca, nonché uno degli ultimi baluardi di un’irripetibile vita borghese, in cui nulla scorre ma resta sospeso o muta arbitrariamente il proprio corso, il tempo, le costumanze e persino le stagioni e resta intrappolato nelle reti del luogo fascinoso e della vita oziosa che offre, per un soggiorno a cui soltanto l’avvento della grande guerra metterà fine. La trama ha ben poco da offrire, di tanto in tanto scorre con fluidità, le dissertazioni, dapprima intelligenti e interessanti, a patto di prestare la dovuta concentrazione, divengono poi - almeno per me - sempre più inaccessibili tanto vasti complessi e numerosi sono i rimandi culturali contenuti, per la maggiore, nelle schermaglie verbali tra Settembrini e Naphta, rappresentati di due correnti di pensiero opposte e in eterna lotta, fino ad un livello di compiaciuta astrusità che spesso sono stato tentato di scagliare il considerevole tomo fuori dalla finestra. Perché dunque gli ho assegnato il massimo dei voti? Per il timore reverenziale di dissentire da una deferente convenzione? No, perché il romanzo ha molto più di questo da offrire. Se non bastasse l’assoluta bellezza della prosa di Mann c’è un piacere voluttuoso tra queste pagine placide e contemplative, una chiarezza e allo stesso tempo una fascinosa ambivalenza. Gli ultimi capitoli sull’arrivo del grammofono, sulla seduta spiritica e l’angosciosa degenerazione degli eventi inaugurati dai primi tumulti della guerra, sono straordinari. Una menzione d’onore soprattutto all’allucinatorio capitolo “Neve