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La mente modulare. Saggio di psicologia delle facoltà

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Titolo: <strong>La mente modulare. Saggio di psicologia delle facoltà</strong></br></br>
Autore: <strong>Jerry A. Fodor</strong></br></br>
Editore: <strong>Il Mulino</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>1999</strong></br></br>
EAN: <strong>9788815068958</strong></br></br>

<p>La psicologia scientifica dell'ultimo secolo ci ha sempre presentato una mente umana strutturata sulla base di processi trasversali che entrano in gioco simultaneamente e parallelamente in tutti i comportamenti dell'individuo. Ma è possibile supporre che la mente sia costruita in modo completamente diverso? E' possibile cioè immaginare che gli stimoli provenienti dall'esterno siano elaborati da un sistema di moduli mentali distinti e separato verticalmente, ciascuno con una sua funzione specifica? L'autore risponde affermativamente, costruendo un modello della mente con cui ancora oggi dobbiamo misurarci.</p>
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La teoria computazionale spiega in maniera semplice ed elegante come le attitudini proposizionali abbiano origine nella nostra mente (sono le rappresentazioni che la mente produce del mondo) e come esse influiscano sul nostro comportamento (il comportamento e’ il risultato di un calcolo eseguito proprio su quelle rappresentazioni). Fra tutti i tipi di calcolo possibili, l’inferenza logica sarebbe stata prescelta dalla natura in quanto la migliore per generare un comportamento che ci consenta di sopravvivere. La teoria di Fodor e’ un’estensione delle idee di Chomsky: se le frasi che un individuo e’ in grado di produrre (la sua “competenza”) sono infinitamente superiori alle frasi che quell’individuo pronuncera’ durante la sua esistenza (la sua “performance”), vuol dire che esiste una struttura portante del linguaggio grazie alla quale si e’ in grado di parlare e capire qualunque frase. Questa struttura e’ una “grammatica universale” comune a tutti: ciascuno, poi, impara una delle sintassi di superficie disponibili (italiano, inglese, spagnolo, etc). Non diversamente, Marr sostiene che l’apparato visivo faccia uso di informazioni innate per decifrare i segnali di luce che percepiamo dal mondo altrimenti quei segnali sono talmente ambigui che non potremmo mai inferire com’e’ fatto il mondo. Secondo Marr l’elaborazione dei dati percettivi avviene grazie ad appositi “moduli