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La fine. Amburgo 1943

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Titolo: <strong>La fine. Amburgo 1943</strong></br></br>
Autore: <strong>Hans E. Nossack</strong></br></br>
Editore: <strong>Il Mulino</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2005</strong></br></br>
EAN: <strong>9788815105332</strong></br></br>

<p>Lo scrittore Nossack era in vacanza in campagna quando, alla fine del luglio 1943, i bombardamenti incendiari angloamericani rasero al suolo Amburgo, la sua città. Dalla sua casa al di là dell'Elba poté assistere alla distruzione della città, poi alla fiumana dei profughi in cerca di salvezza. Infine, poté rientrare in città e vedere lui stesso un paesaggio infernale di macerie e di morte, il lento riprendere della vita.</p>
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Ho letto questo libro pochi giorni fa, mentre mi trovavo ad Amburgo per una breve vacanza. Non posso che confermare il giudizio di chi mi ha preceduto con la propria recensione: il racconto di Nossack è intenso, preciso, profondo come possono essere solo le parole di chi ha vissuto veramente la situazione che racconta. O forse siamo noi lettori a percepire in modo diverso il racconto di una testimonianza diretta? Io sicuramente mi sono sentita coinvolta - parola dopo parola - in modo pressochè totale da questo libro (che si legge in poco tempo ma fa riflettere per molto…), ed il giorno dopo aver letto la parola “Fine” non ho potuto fare a meno di andare davanti al monumento - di fronte alle Arkades - eretto in memoria delle vittime della Prima Guerra Mondiale, di “quelli che hanno dato le loro vite per quelle degli altri”. Certo che passarci davanti dopo i bombardamenti del luglio 1943 deve aver fatto uno strano effetto… Al di là di tutto, comunque, consiglio un weekend ad Amburgo. Non fosse altro che per vedere come ha reagito la città alla propria distruzione, che risale a poco più di 60 anni fa… Quante cose ci insegna la storia, appena ci soffermiamo ad analizzarla…

Nell’estate del 1943 la città di Amburgo subì una serie di incursioni aeree, nome in codice “Operation Gomorrah

Arthur Harris fu nominato comandante in capo dei Bomber Command nel febbraio 1942 e pensava freddamente alla necessità di colpire in massa i civili. Giudicò estremamente positivo l’esito del raid su Amburgo.Nell’introduzione,Gabriella Gribaudi scrive che “il collasso morale delle nazioni attraverso il bombardamento divenne il target principale della guerra: costringere i cittadini a chiedere la pace…” Scrive Nossack:“Sarebbe sbagliato,però,affermare che allora fossimo pronti alla sommossa e alla rivolta.A ingannarsi,su questo,non sono stati solo i nemici ma le nostre stesse autorità.Tutto procedeva molto tranquillamente e con una totale volontà di ordine…Altri pensano che allora noi fossimo troppo apatici per poterci ribellare.Nemmeno questo è vero.In quei giorni ognuno diceva quel che pensava,e fra la gente non c’era sentimento più estraneo della paura…Era,quello,un momento in cui l’essere umano si mostrava non più schiavo delle istituzioni”. “E un’altra cosa:non ho sentito nemmeno una persona imprecare contro i nemici o attribuire a loro la colpa della distruzione…Una visione delle cose molto più profonda ci impediva di pensare a un nemico che potesse aver causato tutto questo.Ai nostri occhi era anche lui tutt’al più uno strumento di potenze inconoscibili che desideravano annientarci.Allo stesso modo,non ho incontrato nemmeno una persona che trovasse conforto nel pensiero di una vendetta”. “Tutto ciò va detto una volta e per sempre. Torna infatti a gloria dell’uomo aver vissuto con tanta grandezza il proprio destino nel giorno del giudizio. E questo,anche se è stato così per un breve momento…”. Nossack fu l’unico scrittore tedesco a scrivere un memorandum straordinario sul martirio apocalittico di Amburgo negli ultimi di luglio del 1943: lo portò a termine nel novembre di quell’anno,con il chiaro intento di non dimenticare i fatti e le emozioni di quella tragedia, che per la RAF fu un episodio glorioso ripetuto molte altre volte. Harris fu fatto baronetto e oggi viene citato come Sir Arthur Harris.