La donna che visse due volte Scarica PDF EPUB
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‘Vertigo’, capolavoro entrato nella storia del cinema, allunga inevitabilmente la sua ombra su questo libro. L’immaginario del lettore è colonizzato da Hitchcock, Madeleine non può avere altro volto se non quello iconico di Kim Novak. Al di là delle coordinate spazio-temporali (qui siamo in Francia a cavallo della guerra), la differenza maggiore si avverte nella caratterizzazione del protagonista, ben lontano dal ‘bravo ragazzo’ messo in scena da James Stewart. Roger è tormentato dal senso di colpa, ma si sente anche perennemente inadeguato di fronte agli eventi, fugge per paura e cerca rifugio nell’alcol. In lui la vertigine amorosa passa quasi in secondo piano rispetto alla fascinazione morbosa per la morte, al desiderio di sapere cosa si trovi nell’oscurità e come sia possibile farne ritorno. Questo si riflette anche nel diverso epilogo, offrendo nel complesso un’esperienza di lettura appagante e complementare rispetto a ‘Vertigo’.
Leggere questo bellissimo libro, prima o dopo aver visto il capolavoro di Hitchock… esperienze diverse, e molto, eppure in ogni caso è indelebile la luce limpida e piena che le mani esperte degli autori hanno saputo tracciare sopra alla vicenda. Innumerevoli gli spunti, gli spiragli, le sorprese, e sopra a tutto un gran senso di essenziale semplicità, ispirata da una vera e propria maestria narrativa. Come in un gioco di specchi, di vertigine, e d’ombra.
Misurare nella sua idea d’origine un film che è ormai fra i monumenti della storia del cinema poteva quasi capovolgere lo schema del confronto classico libro/pellicola, tanto l’immaginario di ogni spettatore era e rimarrà pregno di quelle immortali scene dove Stewart e la Novak attraversano l’intera storia. Il libro rischiava perciò di apparire modesto, o gregario addirittura rispetto alla forza di quel capolavoro Hitchockiano. Ma temo fosse l’abitudine a far parlare così, aggiunta alla concretezza di un volume che per anni - credo - risultasse irriperibile nel grande mondo dell’editoria nostrana. Invece niente sfigura o suona riduttivo aprendo il romanzo e abitandolo nel corso della lettura. I dialoghi arrivano nell’interezza della loro tesa suggestione, gli sguardi e i timori così enormemente restituiti nel corso dell’opera filmica giungono ancora più ampi e meglio distesi nel flusso e nel respiro della prosa. Consiglio lo spaventoso (liricamente di una potenza talmente splendida e sinistra) momento in cui Madeleine “ricompare” nei suoi vecchi vestiti davanti a Scottie il sangue si infila nelle più strette anse dell’emozione e diventa davvero vita e battito unici. Ci sono tutte le ossessioni e le nevrosi di un trattato di psicologia profonda, la sfida a superare l’onda delle vertigini e soprattutto, qui è il nodo e l’asse della storia, il grande tema, immenso, prodigioso, dell’identità distrutta e riaffiorata, messa in discussione, violentata, e forse mai risolta. Le due opere possono dimorare una accanto all’altra senza sfregiarsi, ma anzi, arricchendosi in una vicenda che è in fondo un grande sogno disturbato dai magnifici spettri di se stesso.