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Titolo: <strong>L' onore dei Kéita</strong></br></br>
Autore: <strong>Moussa Konaté</strong></br></br>
Editore: <strong>Del Vecchio Editore</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2011</strong></br></br>
EAN: <strong>9788861100244</strong></br></br>
<p>Se nella prima indagine, L'assassino di Banconi, il razionale commissario Habib e il fedele ispettore Sosso avevano dovuto mettere a soqquadro un quartiere della capitale Bamako, questa volta le indagini seguono il corso del fiume Niger fino a giungere nel piccolo villaggio di Nagadji. Bagnato da un'affluente del grande fiume, Nagadji è un villaggio chiuso e ostile verso gli stranieri in cui ha un grande potere la nobile stirpe dei Keita. Senza rivelare la loro identità l'astuto Habib e l'irruento Sosso cominciano le indagini che li portano a scoprire che la prima vittima trovata in un cantiere edile a Bamako, che il fiume aveva trasportato dalla capitale, era molto vicina all'influente famiglia. L'intrico familiare si mostra fitto e complesso, l'onore della famiglia è in pericolo, e le morti intorno a questa vicenda cominciano a proliferare. Il villaggio viene scosso proprio nei giorni dei festeggiamenti per il ritorno del grande antenato. Nelle descrizioni del folklore locale, delle credenze e dei riti magici, Moussa Konaté ci guida all'interno delle tradizioni e delle leggi non scritte della cultura africana, e il giallo si apre a molteplici possibilità divenendo una saga familiare che abbraccia l'intero modo di vivere di un popolo alla svolta di un tempo che cambia, sospeso tra tradizione e progresso.</p>
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” L’onore dei Keita “ presenta una trama lineare, che, per certi versi, ricorda le descrizioni ambientali di George Simenon relativamente all’Africa coloniale, con l’impressione, vissuta anche dall’empatico e razionale commissario Habib e dal suo proattivo ispettore Sosso, di essere invischiati in qualcosa di oscuro e sfuggente. Le indagini prendono l’avvio dal rinvenimento di un cadavere mutilato in una grossa cisterna d’acqua in un cantiere edile nei pressi del Niger. L’ispirazione investigativa del commissario Habib fa sì che le indagini si spostino a Nagadji, un piccolo villaggio, di fede animista, da cui proviene la vittima. E’ un villaggio chiuso e ostile verso gli stranieri, in cui ha sede una stazione sperimentale agraria, diretta dall’ ingegnere, Thiam, compagno di scuola del commissario. Il villaggio sorge sulle sponde di un affluente del grande fiume Niger ed è dominato da una potente famiglia, quella dei Keita, di stirpe nobile. Le prime indagini portano a scoprire che la vittima è in qualche modo legato alla famiglia dominante, la cui complessità e intricatezza di rapporti interni e diramazioni collaterali sono ben descritte e oggetto di specifiche investigazioni. L’onore della famiglia è in pericolo, gli accadimenti si accavallano e gli incidenti mortali o gli omicidi si susseguono, proprio nei giorni antecedenti i festeggiamenti per il ritorno del Grande Antenato. Le descrizioni delle credenze e dei riti magici locali, all’interno delle tradizioni e della cultura tradizionale africana, danno vivacità al racconto. In effetti il racconto poliziesco sconfina in una saga familiare e contempla le modalità di vita in un periodo di cambiamenti profondi tra tradizione e modernità. Vale la pena di leggerlo.