L' industria dell'Olocausto. Lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei Scarica PDF EPUB
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Concordo con la scelta di abbinare questo libro di Norman G.Finkelstein con quello di Elena Loewenthal “Contro il giorno della memoria”. L’Europa ha fatto i conti soltanto in misura molto limitata con la Shoah, un evento specificamente europeo. Il sentimentalismo di cui si riempiono molte cerimonie nel Giorno della Memoria non serve a nulla, mentre sarebbe utile chiarire come sia necessario difendere gli ebrei vivi, non piangere per quelli morti. Per questo oggi bisogna difendere l’unico Stato che offre una barriera all’antisemitismo: Israele.
Quello che Norman G.Finkelstein giustamente paventa-investito da molte critiche da coloro che non hanno compreso a fondo che l’autore è un ebreo- come rischio è poi in fondo lo stesso che paventerà 10 anni dopo Elena Loewenthal, e stò parlando dell’ autrice del libro: “Contro il giorno della memoria”. Evidenzio solo che, forse, l’errore principale di Norman G.Finkelstein è stato quello di spingersi un po’ troppo oltre a quello che avrebbe potuto limitarsi a dire e per questo non gli regalo il massimo del mio voto. Insomma, intendo dire che lui ha esagerato un pochino in certe affermazioni. Ma ripeto: non esiste assolutamente nulla di antisemita in lui, le sue sono solo personali constatazioni e critiche fatte da un ebreo sulla realtà dei fatti, ovvero le molte manipolazioni che si sono verificate dopo la Seconda guerra mondiale.
Ora asciughiamoci le lacrime e gioiamo insieme ai vivi. Altrimenti non avremo imparato nulla della Shoah.
Avevo questo volume nella mia libreria dal 2002 (prima edizione!) senza averlo toccato.Devo dire che si tratta di un’opera che merita di essere letta. Se viene adottato dai negazionisti è perché, con ogni evidenza, non ci hanno capito nulla. Così come mi pare evidente la scarsa comprensione dalla barricata opposta. Il testo tiene, a parte alcuni alti o bassi e incongruenze (i campi di sterminio sono o no un “unicum?” , l’autore a volte lo sostiene a volte no)e molte cadute di linguaggio e di gusto (i termini giornalistici, ironici o caustici a me paiono del tutto fuori luogo). Però a differenza dei molti “pamphlettisti” nostrani contraddistinti dalla cialtroneria, qui ci troviamo di fronte ad un’opera estremamente documentata CHE NON DISCUTE LO STERMINIO ma il suo cinico e schifoso sfruttamento da parte di una nazione (per motivi politici) e da associazioni (per motivi economici). I morti nei campi di sterminio, sarebbe sempre bene ricordarlo, non furono solo ebrei e, soprattutto, non morirono PER Israele o per qualunque accidenti di “superiore ideale”: erano persone comuni (Belle, brutte, ricche o povere), integrate nelle società tedesca (o nelle altre) che avrebbero semplicemente preferito vivere. I martiri servono solo agli sciacalli che ne fanno uso. Da leggere