L' accadere della verità. Seyn e Da-Sein nei Beitrage zur Philosophie di Martin Heidegger Scarica PDF EPUB

L' accadere della verità. Seyn e Da-Sein nei Beitrage zur Philosophie di Martin Heidegger

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Titolo: <strong>L' accadere della verità. Seyn e Da-Sein nei Beitrage zur Philosophie di Martin Heidegger</strong></br></br>
Autore: <strong>Fausto Gianfreda</strong></br></br>
Editore: <strong>Studium</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2007</strong></br></br>
EAN: <strong>9788838240164</strong></br></br>

<p>Il tentativo di Fausto Gianfreda è quello di muoversi all'altezza che il pensiero di Heidegger qui richiede di provare cioè a pensare dentro la svolta che i "Beiträge zur Philosophie" costituiscono. E di rischio si deve parlare, perché quello che qui coraggiosamente si intraprende è il tentativo non tanto o perlomeno non solo di rendere conto della svolta all'interno di una prospettiva storico-genetica del pensiero di Heidegger, quanto piuttosto quello di esplorare, certo anche in relazione all'autointerpretazione che Heidegger offre del percorso che ad essa conduce. Ed è proprio il rapporto tra colui che accoglie e l'accolto, che è poi un rapporto che si dipana nelle sue più diverse declinazioni come rapporto tra esserci ed essere, ma anche, inevitabilmente, tra l'umano e il divino, il nodo dentro il quale si incunea il percorso che attraverso i "Beiträge zur Philosophie" (dentro il cammino di pensiero che essi sono e insieme ad esso), ma anche in connessione con la strada aperta da "Sein und Zeit", viene qui lucidamente tracciato da Fausto Gianfreda: il rapporto tra il Dasein e il Sein appunto, inteso ora, nei "Beiträge zur Philosophie", a partire dall'evento svoltante dentro il quale avviene qualcosa come il suo darsi al Da-sein." (Dalla Presentazione di Luca Illetterati)</p>
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<strong>Martin Heidegger</strong> (Meßkirch, 26 settembre 1889 – Friburgo in Brisgovia, 26 maggio 1976) è stato un filosofo tedesco. È considerato il maggior esponente dell 
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La lettura è “fuorviante” e il commento dell’autore passo dopo passo delle pagine heideggeriane testimonia tutta la fatica di stare dietro a questo folletto della foresta nera. Ad ogni modo… il primo spunto è proprio l’esercizio di mediazione di un autore come Heidegger. Se segui Heidegger nel fitto bosco il linguaggio si fa inerpicato come il paesaggio. Nell’introduzione si fa giustamente appello alla pazienza. È in fondo lo stesso presupposto di Heidegger nella sua piana meditazione volta a racimolare di volta in volta gli stessi pezzi che fanno da indagine all’essere, integrati dentro le grandi categorie di riferimento come Lichtung, Seyn, Da-sein, Ereignis, ecc. come i luoghi significativi del centro storico di una città. Forse ancor di più rispetto alle sei giunture di cui si parla nella pagina 38-39 tappe di un movimento interiore. Il Seyn è il non-luogo, mi si passi il termine inadeguato ma “accattivante”, perché è oggi il paradigma dove si costruiscono proprio i tanti “eventi” della nostra quotidianità. Sul Seyn a pag. 40 si dice: “L’appartenenza al Seyn si dà solo in un continuo abbandono delle posizioni raggiunte”. Questa affermazione mi ha fatto tornare in mente l’affermazione di René Char alla fine di Fabula mistica di Michel de Certeau: “In poesia si lascia il posto che si trova”. E quanto era primordiale la rappresentanza della poesia nei sentieri heideggeriani! A pag. 42 il dire sembra diventare la visibilità dell’evento stesso e anche qui mi tornano in mente tante considerazioni sul parlare nei mistici e il parlare angelico come lo esponeva Michel de Certeau. Un atto performativo che è già un fare che crea senso, materialmente, riutilizzando materiali non suoi. L’approccio con la scuola giapponese è semplicemente… stuzzicante. Piacevole e riempie di speranza. Mi rendo conto che siamo solo all’inizio. Ma ha fatto piacere questa traghettata senza sosta nella densa foschia della foresta del nord. Ne usciremo umidi, ma di un sudore che non è il nostro ma quello dell’origine della vita.