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Italia. L'invenzione della patria

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Titolo: <strong>Italia. L'invenzione della patria</strong></br></br>
Autore: <strong>Fabio Finotti</strong></br></br>
Editore: <strong>Bompiani</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2016</strong></br></br>
EAN: <strong>9788845280870</strong></br></br>

<p><br><b>In un momento storico in cui i flussi migratori invitano a ripensare il ruolo e l'identità dei paesi europei, Fabio Finotti ci conduce attraverso i diversi significati che l'idea di "patria".</b><br><br> <i>"Uno dei nostri compiti - anche oggi - è quello di 'inventare' la nostra patria, dandole un senso attuale che la proietti nel presente e la trasmetta nel futuro".</i><br><br> In un momento storico in cui i flussi migratori invitano a ripensare il ruolo e l'identità dei paesi europei, Fabio Finotti ci conduce attraverso i diversi significati che l'idea di "patria" ha avuto nei secoli, a partire dal laboratorio in cui queste diverse concezioni si sono confrontate: l'Italia. Dall'idea di Virgilio che vedeva la patria come qualcosa da costruire (invece che un dato naturale), all'idea di impero come somma di diversità di Carlo Magno, passando per l'idea romantica di Foscolo e Manzoni e la retorica del fascismo, fino alla nostalgia degli espatriati di Little Italy, questo libro ci ricorda che l'Italia è il frutto di una straordinaria e mutevole "invenzione culturale".</p>
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IL libro “ITALIA: l’invenzione della patria” di Fabio Finotti propone il mito del profugo ENEA come modello ideale di arrivare in un luogo per trovare una nuova patria. Sono nato ed abito ad ARDEA, l’antichissima città del Lazio che nell’ENEIDE di VIRGILIO era la capitale dei Rutuli e la PATRIA del re TURNO che nel libro è citato come il responsabile della guerra mossa contro i Troiani di Enea sbarcati nel Lazio come profughi. Si dimentica spesso, nell’immaginario collettivo, che Enea sbarcò due volte nel Lazio: la prima volta come profugo la seconda volta come capo di un esercito su trenta navi per sterminare e massacrare, senza pietà, le popolazioni indigene (Rutuli, Laurenti, ecc). Questo spietato Enea che Virgilio ci descrive come un violento e sanguinario invasore che porta la guerra dove si viveva in pace è troppo spesso rimosso dalla coscienza della civiltà occidentale come dimostra anche il suo libro. Enea non è un modello ideale da proporre per l’Italia, soprattutto da un punto di vista educativo: basta leggere l’ENEIDE alla luce di quello che ha scritto VIRGILIO dal primo all’ultimo verso del suo capolavoro. Anche il giovane TURNO, ucciso spietatamente da Enea, aveva una patria e come ci ricorda VIRGILIO “INDIGNUM EST PATRIA TURNUM CONSISTERE TERRA?” (En, lib. X, 74-75). Giosuè Auletta (presidente Ecomuseo Lazio Virgiliano)