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Il silenzio. Un racconto dalla montagna

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Titolo: <strong>Il silenzio. Un racconto dalla montagna</strong></br></br>
Autore: <strong>Max Frisch</strong></br></br>
Editore: <strong>Del Vecchio Editore</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2013</strong></br></br>
EAN: <strong>9788861100480</strong></br></br>

<p>Balz Leuthold non ha mai voluto essere una persona ordinaria. Poco prima del suo trentesimo compleanno, però, si rende conto di non potersi neanche considerare davvero una persona straordinaria. Nella vita, fino a ora, non ha compiuto azioni degne di particolare nota, nessuna invenzione, nessuna creazione artistica o letteraria che lo elevino a persona speciale. Allora ha preso una decisione: scalerà quella montagna che da giovane guardava ergersi sulle sue passeggiate, che faceva ombra ai discorsi con il fratello "adulto". Compirà un atto eroico, e con questa azione "virile" darà un senso compiuto alla sua esistenza. È deciso: azione o morte. Ma giunto in montagna alla locanda dove sostava anche in gioventù, incontra una giovane straniera, che lo guarda e lo vede come nessuno fino ad allora lo ha mai guardato e visto. Chi è lei, da che vita proviene? Perché sembra non aver paura di nulla? E dall'incontro tra i due scaturiscono gli interrogativi, e la narrazione si sviluppa e trascina via il lettore proprio come un torrente montano scorre rumoreggiando tra i crepacci, e il vortice di pensieri e accadimenti lascia senza fiato, travolge come il senso di assoluto degli ambienti montani, dove il sorgere del giorno e il calare della notte sono eventi che penetrano le fibre dell'individuo tanto quanto fame, sonno e sete. E la domanda echeggia: cosa fa di una vita una vita veramente compiuta? Ha a che fare, questo, con la felicità?</p>
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È del 1937 questo romanzo breve dello scrittore svizzero Max Frisch (1911-1991): sua seconda opera, forse ancora un po’ immatura nello stile, ma già segnata dalla forza polemica dei temi, dal rifiuto di ogni retorica descrittiva, dall’essenzialità nella caratterizzazione dei personaggi. Il protagonista Balz Leuthold, trentenne in cerca di risposte sul senso del vivere comunemente inteso, sembra essere una sorta di alter ego di Frisch, all’epoca scisso tra due amori e incerto riguardo al suo futuro professionale. Leuthold torna nella valle montana frequentata da ragazzo, deciso a mettere se stesso alla prova con una grande impresa: la scalata in solitaria del Nordgrat, mai tentata prima da nessuno. Lo fa per cimentarsi con le sue forze fisiche e con il destino, e soprattutto in dispregio della “vita ordinaria” a cui si rassegnano tutti, rinunciando alle passioni vere, alle emozioni forti, in favore di una tranquillizzante e abitudinaria quotidianità. Il giovane è in procinto di sposare, senza convinzione e senza alcun trasporto, un’ingenua ventenne, Barbara. In montagna, immerso nella natura silenziosa, Balz recupera tutta la sua ansia di libertà e di autenticità, stimolato anche dall’incontro con una solare ragazza danese, Irene, che lo sfida all’impresa alpinistica, offrendosi di accompagnarlo nella scalata almeno fino a una certa altezza. I due si amano nella notte gelida trascorsa insieme sotto la tenda da campeggio: ma quando la donna si sveglia, all’alba, non trova più il compagno, decisosi virilmente all’arrampicata solitaria. Balz sparisce per tre giorni e tre notti. Una cordata di volontari parte alla sua ricerca, accompagnata emotivamente dall’angoscia di Irene, della fidanzata sopraggiunta dalla città e di tutto il paese. Senza rivelare il finale del racconto, basti dire che Max Frisch lo chiude con “una sensazione di grazia e gratitudine”, chiedendosi e chiedendoci se eroismo e sacrificio valgano quanto “l’antica usanza” di vivere.

Non è possibile non sentirsi fortunati ad essersi imbattuti, per puro caso, in queste 79 pagine di grande maestria non è possibile non sentirsi frustrati all’idea che simile profondità e densità di pensiero poteva restare ignorata e sconosciuta perdendo così l’occasione di una bella emozione. Figlia adottiva delle più belle montagne del mondo, ho respirato e assaporato ogni parola, ogni sfumatura che la stupenda scrittura di Max Frisch (chi era costui?) ha saputo trasmettere letteralmente incantanta dall’eloquenza del silenzio di quella montagna. Scritto nel ‘37 e pubblicato in italiano solo nel 2013 (!), è un concentrato di saggezza, profondità e struggimento attorno alla Natura e alla condizione umana. Se per caso vi ci imbattete, non passate oltre questo formidabile interprete degli umani sentimenti.

Un romanzo breve molto esistenzialistico sullo scopo della vita. Non capisco sinceramente che bisogno aveva il protagonista di arrivare fino a rischiare di perdere due arti per scoprire la sua verità. A parte questo mi è piaciuto: ci sono degli interrogativi e delle introspezioni notevoli, di rara profondità. Il personaggio meglio caratterizzato e con una personalità che spicca sugli altri, secondo me è quello di Irene.

Bel romanzo di formazione, su cosa volga la pena aver vissuto e sulla vita che vale la pena di vivere. E poi c’è la montagna, per chi la ama. Insomma, vale pena di leggerlo.

storia labile ma ambientazione suggestiva.