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Il bambino nella valigia

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Titolo: <strong>Il bambino nella valigia</strong></br></br>
Autore: <strong>Lene Kaaberbol,Agnete Friis</strong></br></br>
Editore: <strong>Fazi</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2010</strong></br></br>
EAN: <strong>9788864111230</strong></br></br>

<p>Copenaghen. Nina Borg è un'infermiera della Croce Rossa: lavora con i rifugiati, è abituata a situazioni d'emergenza, a chiamate improvvise. Trascorre gran parte della sua esistenza in un mondo che i danesi stessi vedono di rado un mondo in cui ricatto, maltrattamenti, feroci rese dei conti costituiscono la quotidianità. Un mondo nel quale i bambini spariscono ogni giorno, senza che nessuno ci faccia caso o si chieda dove siano finiti, in quali mani, per quali scopi. Ma Nina non è capace di chiudere gli occhi non sa tracciare una linea fra la sua vita privata e quella lavorativa, separare le sue responsabilità personali da quelle di chi le vive e le lavora accanto. Troppi fardelli per le sue esili, fragili spalle. Perché Nina è una madre svagata, capace di dimenticare di andare a prendere i figli all'uscita di scuola una moglie assente, persa nelle sue improbabili missioni umanitarie. E che dunque annaspa, si confonde, cade. Poi, un giorno, qualcosa avviene. Una sua collega le chiede di andare a ritirare una valigia in un deposito bagagli. All'interno, rannicchiato, c'è un bambino di tre anni. Il piccolo miracolosamente è ancora vivo, ma Nina sa che la sua sopravvivenza non potrà essere delegata ad altri, che le autorità si limiterebbero a scaricare "la pratica" a un istituto. Smarriti entrambi tra le maglie di un enigma che li sovrasta, isolati, braccati, il bambino e la donna sanno che la loro vita è appesa a un filo.</p>
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Ho preso questo libro per caso, dopo che mio marito mi ha segnalato un bel film con questo titolo, sulla Shoah. Nessuna traccia del film, se non una produzione Rai per la tv. Ma c’era questo libro, con lo stesso titolo. Ben presto mi sono resa conto che non aveva nulla a che fare con la Shoah ma è un thriller ambientato in Danimarca. Una palla mostruosa! Giocato su storie parallele - un capitolo sì uno no - ma dopo metà libro non avevo ancora capito molto! Lento da morire… e l’ho abbandonato. Penso di non aver mai letto un libro più banale e noioso.

Io l’ho trovato coinvolgente anche se i nomi nordici mi confondono parecchio….!!!

Mah, non mi ha convinta. Il tema è decisamente da stretta al cuore ma, vine trattato in modo leggero, senza emozioni, coinvolge poco.

Thriller appassionante in cui le varie storie e i pezzi dell’intreccio si incastrano tutti in fondo, come un puzzle che non mostra il disegno, finché non si sono messe le ultime tessere. Nella narrazione emergono le miserie di vite al margine, l’indifferenza della maggioranza, la missione di “salvare il mondo” di pochi, la totale sfiducia nelle istituzioni di tutti. Ed emergono una serie di personaggi femminili: la disperazione fattiva di Sigita, l’ostinazione di Nina, la disillusione di Marija, la determinazione di Anne, la solitudine di Karin, l’illusione di Barbara. Gli uomini rimangono sullo sfondo meschini, come Jan, violenti come Jucas, assenti, come Darius.

Il libro inizialmente promette bene con una trama che ha tutte le prerogative per essere avvincente, ma poi, a mio parere,diventa un po’ sconclusionato con un finale un po’ sbri gativo.