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Dottrina biblica della creazione e dottrina ecclesiastica del peccato originale

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Titolo: <strong>Dottrina biblica della creazione e dottrina ecclesiastica del peccato originale</strong></br></br>
Autore: <strong>Herbert Haag</strong></br></br>
Editore: <strong>Queriniana</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>1970</strong></br></br>
EAN: <strong>9788839905475</strong></br></br>

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Estrapolato dal corso di dogmatica “Mysterium salutis” in 12 volumi dove, dal ‘65 al ‘76 nell’originale in lingua tedesca e dal ‘67 al ‘78 in traduzione italiana, si sono riversat’i contributi di tutt’i teologi che hanno partecipato al Vaticano II vedendolo squalificato a Concilio liturgico/pastorale, è uno dei tanti semi eversivi di quel corso e di quel Concilio che stanno dando frutti dirompenti a decenni (un Giubileo) di distanza, di decantazion’e d’ulteriore approfondimento. Genesi 2, 25 dice chiaramente ch’i due progenitori erano già nudi della grazia divina ancor prima dell’evento ofitico e delle sue presunte conseguenze. Parrebbe l’incipit assoluto della teologia negativa, l’inizio primordiale del nostro destino di dis-grazia. D’altro canto, questo mitologema presentatoci dalla protologia biblica dice pure ch’è in atto un inganno, una qualche menzogna. La solita protolatrica idealizzazione del passato, l’ipotetico stato di perfezione originaria che però sarebbe tant’instabile da degenerare nella condizione lapsa, non ha mai avuto alcun senso. Non c’è mai stata nessuna “irruzione del male nel mondo” poiché il male coesiste da sempre al mondo stesso, il paolino “mysterium iniquitatis” (2 Tessalonicesi 2, 7) e l’agostiniano “unde malum?” vanno rovesciati nel “mysterium æquitatis” e nell’“unde bonum?”: se esso c’è, allora dov’è, in cosa consiste, come può essere rintracciato e incrementato? Così, balle dottrinal-magisteriali a parte, non siamo mai stati detentori nemmeno della Verità, essa c’è sempre mancata e quindi non va preso per oro colato manco il suddetto attestato circa la carenza costitutiva di Grazia. I giochi (d’un pelagianesimo materialista e ateo) son’ancor’aperti e resta lecito sperare in un criterio di giudizio non più solo locale bensì globale/universale, che ci dovrebbe permettere d’attingere all’albero della vita secondo le aspettative prospettateci dall’escatologia biblica.