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Donne, daparox e incredibili fobie

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Titolo: <strong>Donne, daparox e incredibili fobie</strong></br></br>
Autore: <strong>Fabiano De Micheli</strong></br></br>
Editore: <strong>LAB</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2010</strong></br></br>
EAN: <strong>9788863161342</strong></br></br>

<p>C'è un ironico psicoanalista che si diletta con il cabaret e un tassista che mangia arachidi tostate per scaricare la tensione. C'è la ragazza che abita al palazzo di fronte, seconda finestra a sinistra partendo dal balcone con il cactus enorme e quella del quinto ombrellone, sempre a sinistra. C'è chi vorrebbe provare a spiegare una voce (ma si può spiegare una voce?) e un bambino che non riesce a capire qual è la logica del diritto di proprietà. E ancora, solitudini che si incontrano al supermercato, tra qualche pesca e una bistecca, partite di calcio dall'atmosfera particolare, incontri, viaggi, donne, Daparox e altre incredibili fobie.</p>
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“La tua camera mi fa venire voglia di restare nuda”. Bel posto, dev’essere, quella camera. E di bei posti che uno riesce vedere, in queste pagine, ce ne sono diversi. Si tratta spesso di interni. Si tratta spesso di persone. Se parole come verità, libertà, solitudine, paura fossero cose piccole - e lo sono - potrebbero essere trattate come sono trattate in questi racconti. Già. Racconti. Che vuoi o non vuoi offrono la possibilità - se uno sa scrivere - di scegliere quali corde toccare. Di scegliere come toccarle. La sensazione che si ha leggendo queste storie è che chi le ha scritte, certe corde, sappia toccarle. Corde anche scomode, perché già suonate da altri, da sempre. E ci si trova di fronte ad un testo in cui non si ha alcun timore di parlare di cose grandi e scomode - non so… libertà, verità, solitudine, paura - ed anzi: vengono trattate senza alcuna riverenza, come se fossero cose piccole su cui ognuno - anche ilpersonaggiodiunraccontodidiecipagine - può parlare. E quindi uno “finge non per paura di mostrarsi, ma per decidere a chi mostrare la verità”. E quindi “fare tutto per niente suona così, così… libero”. E quindi “le solitudini si scelgono per noia o per rabbia. Non si piacciono, si riconoscono”. Ecco sì. Sono racconti che parlano di cose grandi come se fossero piccole. Dal punto di vista - piccolo, appunto, ed inattaccabile - di chi le vive, di chi le ha vissute. Senza - dunque - tentativi velleitari di rappresentare verità con la lettera maiuscola. Senza esasperazione. Quasi con incoscienza. Storie sobrie, ma non superficiali. Quotidiane, ma non banali. Piccole, ma su cose grandi. vere.