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Demenza digitale. Come la nuova tecnologia ci rende stupidi

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Titolo: <strong>Demenza digitale. Come la nuova tecnologia ci rende stupidi</strong></br></br>
Autore: <strong>Manfred Spitzer</strong></br></br>
Editore: <strong>Corbaccio</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2013</strong></br></br>
EAN: <strong>9788863805918</strong></br></br>

<p>Senza computer, smartphone e Internet oggi ci sentiamo perduti. Questo vuol dire che l'uso massiccio delle tecnologie di consumo sta mandando il nostro cervello all'ammasso. E intanto la lobby delle società di software promuove e pubblicizza gli esiti straordinari delle ultime ricerche in base alle quali, grazie all'uso della tecnologia, i nostri figli saranno destinati a un radioso futuro ricco di successi. Ma se questo nuovo mondo non fosse poi il migliore dei mondi possibili? Se gli interessi economici in gioco tendessero a sminuire, se non a occultare, i risultati di altre ricerche che vanno in direzione diametralmente opposta? Sulla base di tali studi, che l'autore analizza in questo libro, è lecito lanciare un allarme generale: i media digitali in realtà rischiano di indebolire corpo e mente nostri e dei nostri figli. Se ci limitiamo a chattare, twittare, postare, navigare su Google... finiamo per parcheggiare il nostro cervello, ormai incapace di riflettere e concentrarsi. L'uso sempre più intensivo del computer scoraggia lo studio e l'apprendimento e, viceversa, incoraggia i nostri ragazzi a restare per ore davanti ai giochi elettronici. Per non parlare dei social che regalano surrogati tossici di amicizie vere, indebolendo la capacità di socializzare nella realtà e favorendo l'insorgere di forme depressive. Manfred Spitzer mette politici, intellettuali, genitori, cittadini di fronte a questo scenario: è veramente quello che vogliamo per noi e per i nostri figli?</p>
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Autore: Manfred Spitzer Titolo: <strong>Demenza Digitale</strong> Titolo originale: <strong>Digitale</strong> Demenz. Wie wir uns und unsere Kinder um den Verstand bringen Lingua: Italiano<br/>Etimologia del termine. La parola italiana libro deriva dal latino liber. Il vocabolo originariamente significava anche "corteccia", ma visto che era un materiale <br/>Tredici milioni di spettatori, sulle reti generaliste in chiaro, criptate e satellitari, per il discorso di fine anno pronunciato da Giorgio Napolitano.
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In Corea del Sud, già da qualche anno, il termine “demenza digitale” viene usato per designare i casi estremi e patologici di dipendenza dai nuovi media digitali. Spitzer, psichiatra e docente universitario, analizza in questo saggio i danni che l’uso eccessivo e massiccio delle nuove tecnologie ha su di noi e sul nostro cervello, ostacolando lo sviluppo della memoria, l’autocontrollo, la concentrazione, la socialità. Altri effetti collaterali che si stanno diffondendo sempre più nella nostra società sono la “nomofobia” (paura di dimenticarsi il cellulare), l’isolamento e la depressione. Paura del nuovo o triste presagio del nostro futuro? La domanda è interessante, una riflessione a proposito è d’obbligo.

Quello che ho sempre pensato - insieme credo a molti altri - l’autore (da bravo scienziato tedesco) lo sostiene supportato da dati scientifici. Attenzione, non e’ una condanna talebana di tutto il mondo digitale di per se, ma una seria denuncia di come l’uso smodato di queste tecnologie stia trasformando i “nativi digitali” in “cretini digitali”. Una lettura che dovrebbe essere resa bbligatoria per tutti i genitori di figli da uno a 15 anni di eta’.