Confessioni di una squartatrice Scarica PDF EPUB
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L’ispettore Gunnar Barbarotti, della polizia di Kymlinge, Svezia, affranto x la recente morte della moglie, è incaricato di indagare su un vecchio caso. Arnold Morinder è scomparso cinque anni fa dalla sua casupola di campagna in riva a un lago. Lo scooter con cui si è allontanato è ritrovato in una palude poco distante, ma di lui si è persa ogni traccia. C’è però un particolare inquietante: la sua convivente Ellen Bjarnebo anni prima ha ucciso il marito violento a martellate, e ha disperso i pezzi del suo corpo in un bosco. Ha confessato, ha scontato anni di prigione, ma ha sempre negato il suo coinvolgimento nella scomparsa di Arnold. La storia è molto lenta, si aspetta un punto di svolta che non arriva, la suspense è tutta nei flashback della squartatrice. Ci sono due colpi di scena finali, uno largamente scontato fin dall’inizio, l’altro imprevedibile ma del tutto improbabile: solo nei libri il colpevole rende piena confessione spontanea e immotivata. Non è neppure un giallo: è un trattato sulla depressione e sull’elaborazione di un lutto. Barbarotti è disperato x la scomparsa della moglie, ma è terribilmente noiosa la storia di un amore infranto, quella che gli ubriachi raccontano al bar. Gunnar però non beve, e il suo psicanalista non gli ha prescritto il Valium o il Prozac, x cui è ossessionato dal ricordo di Marianne, con tanto di apparizioni oniriche e colloqui con Gesù Cristo. La depressione è una malattia debilitante, vuoto di pensieri e d’interessi, incapacità di reagire, ma il tormentone proposto da Nesser è insopportabile. Colpisce la somiglianza di situazioni con “La costola di Adamo” di Manzini: c’è un vedovo affranto, una moglie maltrattata, una vendetta, un’amica solidale, un investigatore sensibile. Difficile dire se sia una coincidenza, o se un autore si sia ispirato all’altro. Non mi piace la prepotenza di Schiavone, ma l’abulia di Barbarotti è esasperante, inaccettabile x un poliziotto. E’ una noiosa apologia di legami familiari malati.
Tra i tanti libri così amati di Hakan Nesser, questo è quello che più mi ha avvinto, e deliziato. Una storia sospesa tra fantasmi della memoria e nebbie del presente, raccontata con linguaggio sapiente e fluido, da uno scrittore in stato di grazia. Bellissimo.
Che libro……. Nesser Håkan non tradisce mai.
Capisco chi non ha apprezzato più di tanto questo romanzo, è il primo che leggo di questo autore e incuriosito leggerò i titoli citati da altri commentatori. Mi pare però che pur andando un po’ sopra le regole del fatidico patto “autore/lettore” le vicende siano intriganti e seppur con qualche passaggio non fluido, non possano che coinvolgere e accelerare la lettura per vedere come va a finire, che è poi quello che importa, o no?