Bandiere rosse, aquile nere Scarica PDF EPUB
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Guido Cervo ha indubbiamente la mano felice nel raccontare storie, descrivere vita quotidiana e (più ancora) costumi militari dell’antica Roma o dei cavalieri teutonici qui si cimenta con la nostra storia più recente - la quale però, con buona pace di quanto scrive l’autore nella sua nota finale, non è affatto ormai solo appannaggio di storici, come possono esserla appunto quella di Roma o dei cavalieri teutonici. Ne risulta così un libro indubbiamente godibile, come gli altri dell’autore, ma politicamente sospetto, non solo nella proclamata equidistanza (che di solito non si rivela mai tale), ma anche nel tratteggiare i personaggi, spesso indulgendo in facili effettacci psicologici, da cui - guarda caso - i comunisti escono sempre a mal partito…
Parlare di questo romanzo è come cercare di descrivere quei grandi quadri in cui pittori di differenti epoche hanno rappresentato in un’unica visione vite parallele e divergenti che, per un attimo, si incrociano. Se l’occasione per il pittore può essere un pranzo nuziale piuttosto che la scuola d’Atene, per l’autore di questo libro è la seconda guerra mondiale. La storia di una famiglia, di cui si accennava appena nel romanzo precedente (Via dalla trincea) diventa il mezzo per raccontare gli orrori e le nefandezze della guerra, fatta dagli uomini,ma anche subìta dagli stessi. Un quadro che spinge alla riflessione su quei tragici avvenimenti, perlopiù nel nord Italia, in cui la famiglia Martinelli si trova coinvolta e trascinata là dove non avrebbe mai voluto essere. In tutti i componenti alberga il desiderio struggente di tornare a Milano, nella loro casa, eppure il senso dell’onore e della fede in ideali opposti li obbliga ad allontanarsene. Solo la fine della guerra, farà sì che tutti, segnati da cicatrici profonde nel corpo e nello spirito, possano farne ritorno. Ho amato molto questo libro per molti motivi ma soprattutto perchè offre uno spaccato della realtà del tempo. Uomini e donne che cercano di sopravvivere nella speranza di un mondo migliore, persone ricche, povere, oneste, disoneste, in cerca di redenzione oppure che non vogliono essere salvate semplicemente perchè hanno perso la speranza,comuni cittadini e partigiani, fascisti e repubblichini. Tutti colti nella loro umanità e nel loro essere umani, prima che attori di un romanzo. Forse il più bello scritto da Guido Cervo.
Romanzo avvincente ed emozionante, che ha inoltre il merito di raccontare pagine di storia di cui si parla ancora troppo poco, come le azioni dei GAP in città e le vicende del Battaglione Barbarigo. Mi sono sentita letteralmente trasportata indietro di settant’anni, per le strade di Milano ingombre delle macerie delle case bombardate, tra i soldati italiani impegnati in disperate battaglie nel deserto africano, nei boschi del Montenegro funestati dallo scontro tra camicie nere e partigiani jugoslavi. Belle atmosfere, ottimo disegno dei personaggi, tra i quali ho apprezzato soprattutto l’intrepida e tormentata Anita, partigiana comunista che fatica a immaginare per sé una normale vita di donna, cui fa da contraltare Eugenio, che aderisce alla RSI spinto dai suoi ideali e dall’impetuosità dell’adolescenza. Ma è notevole anche la figura materna di Ersilia, che nobilita tutto con la sua semplicità e la sua purezza interiore, costituendo un faro e un punto di riferimento per tutti gli altri personaggi, coinvolti e sconvolti dalla bufera degli eventi. Al di là delle “bandiere rosse” e delle “aquile nere” del titolo, vere protagoniste del romanzo sono l’umanità e la speranza che animano tutti i personaggi, di qualunque colore politico, figure scolpite a tutto tondo dalla penna dell’autore, che ne scandaglia sapientemente ideali, limiti e contraddizioni. Un grande affresco sul periodo più affascinante e controverso della nostra storia, forse il primo romanzo non ideologico sugli eventi successivi all’8 settembre del ‘43. Bellissimo.