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Addio Vienna

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Titolo: <strong>Addio Vienna</strong></br></br>
Autore: <strong>Ludmilla H. Siersch</strong></br></br>
Editore: <strong>Fazi</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2011</strong></br></br>
EAN: <strong>9788864111698</strong></br></br>

<p>Addio Vienna" è un romanzo autobiografico che ha inizio negli anni Venti, quando l'autrice, ancora bambina, viveva nell'ex capitale asburgica insieme alla nonna Wilma, animatrice di uno dei più prestigiosi salotti della città, frequentato da intellettuali come Zweig e dai musicisti Strauss e Bruckncr, e all'algida madre Fortunéc, militante socialista, amica di Freud. Il libro racconta, con stile asciutto, l'inquieto vagare di Helga da un collegio all'altro Pino all'abbandono forzato degli studi, le precoci esperienze sessuali e il trauma del carcere minorile. Quando, nel 1938, Vienna è invasa dall'armata tedesca, la protagonista scopre di essere in grave pericolo. Iniziano gli anni del terrore e delle rocambolesche fughe per la sopravvivenza. Le deportazioni colpiscono la sua famiglia ma Helga, grazie al carattere spregiudicato, dopo un periodo di clandestinità tra Austria e Germania, troverà il modo di nascondersi riuscendo infine ad approdare in Italia. Finita la guerra, verrà rinchiusa per nove mesi in un campo di prigionia, perché accusata di collaborazionismo. Solo a Roma si aprirà per lei la possibilità di una nuova esistenza: otterrà lavoro come costumista a Cinecittà e, accolta nel mondo intellettuale della Capitale, diventerà amica, tra gli altri, di Age e Scarpelli, Steno, De Feo e Monicelli. Prefazione di Mario Monticelli. L'autrice risiede tuttora a Roma.</p>
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Ho trovato bellissimo questo Addio Vienna perchè in primo luogo si legge tutto d’un fiato. E questo nel giudicare una narrazione merita già più della sufficienza. Secondo, l’epopea di Ludmilla (Milly) che fugge da una Vienna ormai annientata dai nazisti, è meglio di una spy story d’azione. Da rilevare come gli austriaci, secondo l’autrice , 91 anni, fossero nazisti ancora più spietati e acritici dei tedeschi. E quindi la nonna e la bisnonna deportate, la figura della madre, di una sconvolgente ambiguità. Una donna cioè devastata dalla cattiveria e dalla voglia di sparlare del prossimo oltre che dall’egoismo, che non “guarirà” neppure dopo che sarà sopravvissuta ai campi di sterminio. Milly si salva riparando alla fine a Roma: ma prima e anche dopo sarà imprigionata, sempre ingiustamente, la seconda volta per un clamoroso equivoco. La prefazione, del 2004, è di Mario Monicelli. In realtà il romanzo uscì già, per una piccola casa editrice, nel 2005, senza nessuna accoglienza particolare. Ora l’ha acquistato Fazi: sempre troppe poche copie distribuite (in un negozio di una grande catena il volume che ho acquistato era l’unico disponibile), ma qualche chance in più di farsi notare in mezzo a un ammasso di uscite spesso inutili. Romolo Ricapito